La siccità estiva non ha avuto ripercussioni sulla fornitura di acqua potabile per i cittadini: al momento le falde sotterranee del Lodigiano non risentono ancora della scarsità d’acqua e gli impianti di potabilizzazione hanno fatto fronte all’incremento della domanda dovuto al caldo e all’assenza di piogge, pur con qualche difficoltà. Questo non significa che si possa restare a guardare: anche SAL si sta impegnando per ridurre le perdite di rete e per condividere i dati e lavorare in sinergia con gli altri gestori, con l’obiettivo di studiare insieme l’andamento delle falde e trovare una risposta al dubbio che per ora resta aperto: “Cosa dobbiamo attenderci?”

È questa la domanda, cruciale e inevitabile, emersa lunedì 10 ottobre nel convegno “Il futuro dell’acqua e la siccità: ghiacci e falde della Lombardia”, organizzato a Lodi dal Comune in collaborazione con SAL nell’ambito delle iniziative per il Festival dello sviluppo sostenibile.

Da sinistra a destra: Daniele Bocchiola, Stefano Caserini, Elena Locatelli, Mario Cremonesi

Impossibile rispondere al momento, hanno fatto presente i tre relatori coordinati dall’assessore all’ambiente e all’azione sul clima Stefano Caserini, illustrando gli scenari possibili alla luce delle conoscenze attuali e segnalando i progetti in corso per raccogliere, condividere, interpretare i dati geologici, idrogeologici, idrochimici e meteo-climatici, con l’obiettivo finale di sviluppare modelli previsionali.

ll prof. Daniele Bocchiola, docente di Cambiamenti climatici e resilienza idrologica urbana al Politecnico di Milano, si è concentrato sull’impoverimento dei ghiacciai alpini e sulle conseguenze per il sistema idrologico della pianura padana derivanti dai cambiamenti climatici, citando anche le attività di ricerca condotte dal Politecnico per Water Alliance, la rete di aziende idriche della Lombardia che include anche SAL. Proprio per SAL sono intervenuti Mario Cremonesi (ingegnere e direttore dell’area servizi tecnici) ed Elena Locatelli (geologa dell’ufficio geologia e bilancio idrico) che hanno illustrato innanzitutto da dove viene e come viene gestita l’acqua potabile distribuita nel Lodigiano per poi passare a una panoramica dei progetti in corso e degli obiettivi.

La Sala Granata all’interno della Biblioteca Civica di Lodi

In sintesi, come ha concluso Cremonesi, “le dinamiche con cui si modificano le falde sotterranee richiedono tempi indubbiamente più lunghi perché si riscontri un cambiamento rispetto a quello che succede (e che è successo la scorsa estate) alle risorse idriche superficiali. Ma è indispensabile oggi creare una cultura condivisa del risparmio e dell’uso responsabile e sostenibile dell’acqua. Non possiamo più permetterci di sprecarla: non solo per non compromettere la sua disponibilità, ma anche per i costi energetici ed economici necessari per portarla ai rubinetti”. Tenendo presente che forse non sapremo fino a quando avremo a disposizione l’acqua delle nostre falde sotterranee ma di certo oggi sappiamo da dove arriva: dalla fascia pedemontana delle Prealpi, tra Brescia e Bergamo, ovvero proprio da una delle zone dove le sorgenti d’acqua sono in difficoltà da mesi.